lunedì 17 settembre 2012
Odissea sparsa - parte 6 - Polifemo
Lui che è un ciclope può girare nudo
può massacrare tutti i miei compagni
e usarne le ossa per pulirsi i denti.
Può bere il vino puro degli dei
- appena poco più di un animale -
eppure voler bene alle sue capre...
Ma forse allora il mostro è Senza nome:
allora forse il mostro è Chi pretende
diritti per giocar con senno ai dadi,
Chi con astuzia ha tessuto il tranello
che ti ha portato via il tuo solo occhio
e in più, rispetto a te, ha un occhio solo.
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2 commenti:
rivolti le parti e le frittate? non sono sicura di aver colto esattamente il punto, ma ho colto molte cose. è questo quello che fa di una poesia una poesia, no? gud gud!
ricordo che quando l'ho scritta (è stato un anno fa) stavo pensando a Bossi. O meglio, stavo pensando alla xenofobia in generale; quindi l'accostamento con Bossi è stato più o meno automatico...
Riflettendo sulla paura dell'altro, del diverso, mi sono detto che non si può giudicare "a prescindere". Già, non è certo un concetto nuovo, né originale... ma deve necessariamente esserlo?
Comunque, il senso era che anche Polifemo (il mostro, il diverso che fa paura) può essere "buono"; il rapporto uomo-mostro può essere rovesciato anche nel suo caso; tutto è relativo... :-)
P.S: non ho capito a cosa alludessi; ma no: niente frittate rivoltate
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