domenica 26 gennaio 2014

Poesie sparse... 40


Si sfiorano le nubi a inamidare
riverberi di cielo rosa e azzurro
confusi come certe ore d'autunno

Giorni passati a domandare strade
che scorgano la propria fine altrove -
 nel mito di una donna, di un portone -

sono ormai schiusi e immaginano viaggi
senza un rumore che non sia di vento
perché è così che fanno i vivi e i matti...

Austera come un'ombra di betulle
e sola in mezzo ai battiti avventati
di case in dormiveglia ti ho alle spalle:

appena so chi sei ma riconosco
la figurina tua, la camminata
il dubbio sciolto grazie alla sciarada.

Sfioriscono i lampioni concentrati
a indovinare sagome nel buio:
fuori dal mondo cadono i divieti.

Calcato nella pagina il silenzio,
c'è chi non crede, c'è chi sopravvive
di desideri e di già perse sfide.

Negli occhi tuoi bivacchi beduini
Negli occhi miei un deserto senza fini.





Ricordo come fosse ieri quando e dove è nata la lirica che ha inaugurata le PoesieSparse, poi etichettata come Città di notte #1: ero al quarto anno di liceo, costretto a frequentare un corso di recupero in matematica. Chiesi di andare in bagno e, passando lungo il corridoio, ebbi l'occasione di vedere tutte quelle aule vuote e buie, illuminate appena dai lampioni esterni, per la strada: ... uno spettacolo così inusuale, e irreale, per uno studente...!
Da allora è passato un po' di tempo, già cinque anni.
Certe PoesieSparse le ho postate veramente per gioco e di qualcuna oggi mi vergognerei profondamente. Ma non ne cancellerò nessuna (per ora); innanzitutto per non sballare troppo la successione numerica e poi perché ognuna ha a suo modo contribuito a migliorarmi, è parte di un itinerario che ho percorso... Quello dell'esercizio poetico, dello sforzo alla scrittura, anche quando non se ne avrebbe voglia, anche su temi che di poetico avrebbero di per sé poco o niente...

Dalla n.26 in poi, specialmente, qualcuna l'ho amata davvero. E, nonostante poi gli abbia attribuito un nome, per me continuano a chiamarsi, appunto, ps#26, #32, #39... con oggi si arriva alla quarantesima. La figlia di una evoluzione difficile e affatto scontata,  un prodotto che mi ha fatto molto penare per ventiquattro ore buone, di una musicalità studiata - tutta assonanze e consonanze, carica di suggestioni e presentata in una forma per me insolita.

Le voglio bene e, a ragione, credo di poterla definire come il miglior "buon 2014" che mi potessi augurare.

Nessun commento: