sabato 26 dicembre 2009

Canzoni che mi uccidono - 2 - La città che muore -

A molti non piace questo periodo dell'anno; io lo adoro.
E non è per le feste, sia chiaro! Anzi, se non fosse per lo svacco che ne deriva, le feste sarebbero i momenti più deprimenti di questo tempo primo invernale.
E' che mi piace uscire di casa il pomeriggio, verso le 5:30/6:00, e trovare l'oscurità, le strade illuminate dai lampioni. Quando poi, verso marzo-aprile, la luce torna giorno per giorno a mostrarsi sempre più, allora mi intristisco.
Un attimo però: questo non vuol dire che non mi piaccia l'estate, quando prima delle 9:30/10:00 non è notte! E' solo che sono un border line; non sono capace di mezze misure... Ed è così che in questi giorni, non freddi come ci si aspetterebbe, passeggio.
Non mi piace stare chiuso in casa, e poi verso le 6 ho spesso voglia di fumare. E di rollare. Poche cose mi rilassano come una sigaretta al drum alle 6... forse solo una sigaretta al drum alle 8, o a mezzanotte...

Da un po' di tempo il traffico sulla tangenziale, vicino casa, non è più lo stesso.
... Sarà che hanno modificato un po' i percorsi a causa dei lavori; resta il fatto che le vetture scorrono più veloci. Più veloci. Più veloci ancora. Perchè è di questo che c'è bisogno: di velocità. Tutto va di fretta, tutti di fretta. E a poco a poco ci si scorda di essere umani.
Non è facile essere uomini e donne, vivere la propria umanità insomma, in un mondo che vuole tutto subito. E veloce. Più veloce.
Mentre penso a tutte queste cose insieme, solitamente arrivo in cima a una salitella: da lì vedo le montagne fuori Roma, quando il cielo è limpido, e più vicine, le borgate. Mi arrotolo un'altra sigaretta e faccio ripartire la canzone che ho appena finito di ascoltare. Le primissime parole cominciano sin da subito a imprimere il loro ritmo anche nel mio cuore.

Si capisce dall'odore
questa è la città che muore

Accendo la sigaretta. Il tabacco riempie subito i polmoni, dal primo tiro. Guardo la tangenziale, a pochi metri da me: la città che muore. Muore senza accorgersene, proprio perchè ha perso l'identità umana che aveva. O che, almeno, dovrebbe avere. Il mondo è cattivo. Guardo in alto, verso una finestra. Valuto velocemente che l'averlo capito prima degli altri, e ora che sono giovane, non mi rende certo speciale.
Continuo a essere un perdente del cazzo. Continuo a guardare quella finestra. La voce continua a cantare.


Questa è la città che muore; ma non preoccuparti amore:
io ti solleverò fin quando le mie gambe reggeranno...

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