sabato 24 ottobre 2009

Mentre al bar si chiedono dove sei finita

Un po' di pubblicità per mio cugino Filippo e per Cervellonero, il suo mitologico blog... Mi aspetto che nelle prossime settimane la sua pagina si riempia di vostri commenti entusiasti, schifati, inorriditi, esaltati, strafatti... pieno di sregolatezze di ogni genere, senza un'effettiva direzione, cinico senza dubbio nè paura, autoironico, entusiasmante, terribile.
Questo è Cervellonero.

Sei come una bella storia.
(...)
di chi scrive di te perché non ti avrà mai.
E di chi di notte t’ascolta…
con la testa sul cuscino e gli occhi chiusi,
raccontata piano piano nell’orecchio…
perché a me non piace che le belle storie siano di tutti.
Piano piano nell’orecchio…
senza che nessuno ti senta,
mentre al bar si chiedono dove sei finita.

Peccato che
come spuma sulla cresta dell’onda
non riusciamo a non vivere sulla superficie di noi stessi,
soffocati dai battiti del nero cuore dell’accadere.

Non sei una terapia
sei solo un’utopia.
Non sei una terapia
sei solo una miopia.

In mancanza d’altro
sono quello che vedo.
Un pezzo di pane
in bilico sul lavandino
di una cucina.

Io e te,
come gatti,
ci graffiamo
attratti
a tratti.

Che pena.
E’ la più bella,
ma si vergogna a uscire di casa.
Dopo che gliel'ho fracassata contro il muro,
non riesce più a montarsi la testa.

Dicembre.
Giorno qualunque
col cuore che piange
col domani che spinge
Ti penso alle cinque.

Guidava la sua macchina nera nella notte della città.
Era cattivo.
Non c’erano particolari motivi perché lo fosse.
La famiglia l’amava, gli amici lo rispettavano, la donna lo credeva il miglior compagno che avesse mai avuto.
Ma era cattivo. Crudele. Spietato.
Era nato così.
80. 90. 100 all’ora. Non andava da nessuna parte. Non pensava.
Stringeva i denti e accelerava.

Continuo a ripetermi
che non tutte le donne sono puttane.
Lo sono solo le mie.

-Charles Bukowski-

Saludos hermano querido!

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