martedì 23 dicembre 2008

Mauro Repetto - Baciami Qui (introvabile!!!!)

Il video praticamente introvabile di Repetto, grazie al quale il mio piccolo blog è rintracciabile dai grandi motori!
Scusate ma non sono riuscito a postarlo assieme all'intervento precedente!

Un uomo davvero coraggioso: la favola triste di Mauro Repetto


Ciao a tutti!
Oggi voglio farmi un regalo di Natale rispondendo nella maniera più esaustiva che tutta la rete possa offrire a uno dei dubbi esistenziali di tutta la generazione italiana che ha vissuto la propria adolescenza negli anni dell’ “Internet? Che roba è?” e “Ammazza, so forti ‘sti 883…!” .. (Insomma, gli anni ’90)..
Il dubbio panteieutico che unisce questi ormai non più tanto giovani italiani è il seguente: Ma che fine avrà fatto Mauro Repetto (In arte “il biondino che ballava negli 883”)? La risposta a questa domanda che turba sicuramente l’esistenza di tutti noi, giorno e notte, e qui a seguire: Vi avverto però, come sono stato avvertito io la prima volta: preparate i fazzoletti, perché in confronto “Via col vento” e “Pearl Harbour” fanno sbellicare dalle risate…

La nostra storia comincia in una città vicino al Ticino, in Lombardia, che tra l’Est e il West ha scelto il West: Pavia. Diciamo che non è una grande metropoli (anzi, più che una città è una cittadina), e la vita è sempre la stessa, alternando qualche occasionale avventura di comitiva con tanto di “rimorchi” (o “due di picche”) in discoteca al fancazzismo più totale con l’amico Cisco al Bar (sempre il Bar, con tanto di maiuscola… che se per Ligabue si chiama “Mario”, per Guccini “Osteria delle dame”, e per Vasco “Roxy”, per gli 883, il Bar è il “Dante”(Jolly blu), lì a Pavia).
Mauro Repetto e Max Pezzali si conoscono tra i banchi di scuola, a causa della bocciatura di quest’ultimo in classe terza superiore per ragioni di condotta. Visti i motivi che avevano indotto la scuola a rimandare Pezzali, i professori pensano di affibbiargli come compagno di banco il più tranquillo ed esemplare Mauro (Oddio, non riesco a credere a ciò che scrivo…). Tra i due, stranamente, è subito forte amicizia, coltivata anche dalla comune passione per la musica pop e le motociclette Harley Davidson. A 18 anni i cominciano a scrivere pezzi hip-hop alla tastiera, e facendosi chiamare semplicemente i “Pop”, con uno dei loro brani, “Live in the music”, partecipano a “1, 2, 3, Jovanotti!”, la trasmissione dell’allora esordiente Lorenzo Cherubini; ma l’esperienza sembra concludersi lì. Ci vuole qualcosa che gli faccia salire la china: i due seguono la sempre più crescente ondata pop, e potrebbero realmente avere successo. Mauro allora si reca sotto casa dell’inventore del “Gioca Joeur”, Claudio Cecchetto, il Re Mida della musica italiana commerciale di allora: lo aspetta davanti al portone della sua abitazione, e come lo vede uscire gli infila nella tasca della giacca una musicassetta con due brani incisi: “Non me la menare” e “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”. All’ultimo vi ha appiccicato, in segno di buon augurio, un adesivo della Ha
rley 883.
Cecchetto resta estasiato, e subito ingaggia i due pavesi, che intanto hanno partecipato al festival di Castrocaro proprio con “Non me la menare”, facendosi notare, rispettivamente, Max per le doti vocali, Mauro per la capacità straordinaria di reggere la scena.
E’ presto detto, e “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” è inciso. E’ il 1992. Nel ’93, per contratto discografico, viene pubblicato “Nord Sud Ovest Est”, e i due partecipano anche al festivalbar. Ma è qui che cominciano i problemi, e ve ne chiarisco il motivo: Finchè si scrivevano le canzoni in cantina andava tutto bene; e anzi, me lo vedo Repetto in casa Pezzali a tutte le ore del giorno (“Max, Max, senti questa: tu ti vesti da fotomodella-di quelle di vogue tu ti credi più bella-càmmini càmmini càmmini mini-facevi prima ad uscire in bikini-però tu vuoi fare la donna all’antica-quella che ti fa vedere la….HOUSE!!!...eh??!”); ma le emozioni vere si vivono sul palco, davanti al pubblico, e Mauro non suona, né (salvo rari coretti) canta. Per sua (s)fortuna, come si è detto, però sa reggere la scena ballando come un matto, attirando tutta l’attenzione su di se. Ciò si manifesta specialmente nel primo tour 883, quando la domanda, effettivamente, salta in testa un po’ a tutti: “Ma se quello bruno mezzo stempiato canta, e il biondino dietro non fa un cazzo… il biondino dietro che cazzo ci sta a fare?”. In breve diventa lo zimbello dei media: anche i Fichi d'India arrivano a proporre una gag di successo, che in effetti è la sua imitazione sul palco.
Nel frattempo Mediaset, per ovviare all’evento musicale San Remo, inaugura la prima (e ultima) edizione del “Festival Italiano” al quale gli 883 partecipano con una versione di “Come mai” eseguita in duetto con Fiorello, il Re del karaoke, che imita Vasco, Guccini, Battiato, Ruggeri, e Baglioni. Il successo è tale che viene girato anche un video, nel quale Mauro, completamente estraniato e timido, riceve consigli dai due cantanti fichi per sedurre una ragazza. Ormai è quasi completamente fuori...


Immaginatevelo: poco più che ventenne, apparentemente ha successo; ma è deriso, sempre più escluso dalla scena, schiacciato dall’ombra del suo compagno Max, e consapevole di tutto ciò. Si innamora perdutamente di una bellissima modella di colore, Brandi, e di qui il passo è breve. La versione ufficiale vuole che Mauro chiami Max per avvertirlo che starà via un po’ (partirà per seguire alcune sfilate di moda a New York), e questo dovrebbe essere l’ultimo contatto 883 tra i due… A dire le verità, l’ultima apparizione come 883 davanti al pubblico è datata 15 gennaio 1994, durante una puntata del Roxy Bar di Red Ronnie… Ma quale che sia, personalmente ci credo poco. Non mi sembra possibile che i due amici non abbiano nemmeno discusso riguardo la scelta di Mauro di abbandonare il gruppo: E’ inverosimile (di qui a voi i ragionamenti). Ah, Mauro poi spera di realizzare un suo vecchio sogno: esordire come regista. Ma l’idea è ben più ampia, anzi, è completamente folle, e per questo merita il più alto rispetto: trovare un produttore cinematografico che gli affidi la regia di un film, basato su un copione scritto dallo stesso Repetto, e ingaggiare Brandi come protagonista (con logici fini impliciti). L’avventura però va tutt’altro che bene: un presunto avvocato, infatti, lo raggira, e promettendogli l’incontro con un produttore fugge con 20.000 $. Anche Brandi, che non lo ritiene alla sua altezza, non lo fila assolutamente.I genitori di Mauro, preoccupati dal fatto che spenda tutta la sua fortuna inutilmente, si rivolgono a Claudio Cecchetto, e questi tenta di risollevarlo: d’altronde era anche lui un 883, e a rigori l’esperimento doveva andare bene. Mauro recluta alcuni musicisti, tra cui, come seconda vocalist, la bravissima Francesca Tourè, e tra Milano e New York registra “Zucchero Filato Nero”, di cui abbiamo già parlato in precedenza, sempre su questo stesso sito. Come quindi saprete, il risultato è inenarrabile: un'assurda autobiografia al cui centro è riportata la disperata ricerca di fica del Repetto (a proposito: provate a scrivere "Repetto" col t9... guardate un po' cosa ne salta fuori..). A sue spese, Mauro realizza anche un video di “Baciami qui” (il brano in cui, in assoluto, canta meno, soccorso da Francesca Tourè) che è anche il singolo di lancio del suo album. Il successo tanto sperato non arriva, nemmeno dopo il lancio del secondo singolo, “Brandi’s smile”, un brano autobiografico che parla della sfortunata avventura americana e dei rimpianti per i tempi più lieti con l’amico Pezzali. Mauro per la depressione ingrassa di tre taglie; se la prende con Cecchetto, che a sua opinione non lo ha pubblicizzato abbastanza, e “ZFN”, vendendo appena 23.000 copie, diventa un elemento onnipresente nei cassettoni di dischi dei grandi magazzini, assieme a Leone di Lernia, ManiaMix ‘94, e Masini canta Gino Paoli... Repetto, dopo qualche tempo a Pavia, si trasferisce in Francia, dove tenta ancora la carriera cinematografica con il cortometraggio “Point Moirt” ... Beh, da qui la sua storia èquasi leggenda. Si sa per certo che si è sposato con Josephine, una designer francese che è fiera di portare il cognome del marito nel suo ambiente lavorativo, come si riscontra dal suo sito; da questa donna ha poi avuto due figli, e attualmente vive a Parigi. Lavora a Eurodisney, ma quale sia la sua posizione non è chiaro (responsabile degli eventi o maschera di Baloo?). Al di là di tutto, a me piace pensare che dopo questa Odissea, anche il buon Mauro abbia trovato il suo happy end. Se poi volete credere davvero che lavori come maschera, vi do uno spunto di riflessione: i flashes che lo immortalano ogni giorno non lo sanno, ma dietro quella copertura c’è un uomo DAVVERO coraggioso: il “biondino degli 883” che, per inseguire i suoi sogni impossibili, ha rinunciato a soldi e fama.


E ora qualche contenuto dei vecchi video 883, più una chicca specialissima che ho scovato in prima persona, unica nel suo genere,e che ho inserito qui solo per voi (prima che lo mettessi su youtube, credo che fossimo in pochissimi ad averlo, in tutta Italia – e quindi nel mondo-): il video di “Baciami qui”; protagonista assoluto: Mauro Repetto. Godeteveli (e, magari, commentate!)

)Mauro comparsa per il pezzo più impegnato degli 883 (il loro vero gioiello!!)


 )Repetto autostoppista (Come mai)


)Repetto moderno cowboy (Nord Sud Ovest Est)



)Repetto e i suoi folli balletti (Sei un mito)



)Repetto comparsa e controcanto (Rotta x casa di Dio)



)Mauro e Max ospiti a "1,2,3 Jovanotti", quando si facevano chiamare "i Pop"



Il grande ritorno di Mauro Repetto (2012)

venerdì 14 novembre 2008

Vergogna Prof! ... E' forse la poesia più bella che sia mai stata scritta...

La conferma di quanto dicevo nell'altro post. Forse sono un po' toccato, ve lo concedo, ma non si può trattare così il carme LXXXV di Catullo. A 'sto punto, se lo devi fà così, nun lo fà pe' gnente!

Per cominciare vi scrivo il distico con relativa traduzione.



ODI ET AMO. QUARE ID FACIAM, FORTASSE REQUIRIS.

NESCIO, SED FIERI SENTIO ET EXCRUCIOR.



Ti odio e ti amo. Forse chiederai come sia possibile;

non lo so, ma sento che accade, e me ne tormento.







La spiegazione del prof: Con l'antitesi del concetto di "odio" e "amore", Catullo sintetizza il suo attuale sentimento per Lesbia. La compresenza di elementi contrastanti e l'impossibilità di capirne il perchè, fanno nascere il tormento (EXCRUCIOR).



Embè?????? Scusa, ma non hai proprio niente da aggiungere? Dico, va bene; hai sintetizzato al massimo, avrai pure detto tutto; ma puoi perdere vent'anni sul passerino di Lesbia e due minuti due sul carme più famoso di tutto il Libellum??? Mettiamogliela in culo una volta per tutte a questo benedetto passero (e pure a 'sta troiona di Lesbia), e fissiamoci un momento sul Catullo-poverosfigato-Uomo.



Dunque: già solamente per la sua brevità (un solo distico elegiaco) il componimento, di fronte a un gusto moderno che condivido pienamente, è di per se grandioso. Dirò una cosa che ad alcuni sembrerà bestemmia, ma è stato il primo insegnamento ricevuto dal mio maestro, il prof. Ligotti, e di cui ho fatto tesoro: Poesia è "sezionare", tagliare, labor limae. Saper scrivere un componimento così, che appassiona per forza, proprio a causa dell'energia e del dolore lacerante che distrugge l'uomo da dentro, non è facile. Scriverlo in così brevi parole è tutt'altro che una passeggiata, ve lo posso assicurare! Ma questo è un discorso che vale sempre per la poesia.

Saper giostrare con poche parole, e assieme arrivare a un cuore, o a esprimere un concetto nella sua totalità, è davvero opera da maestro. E qui Catullo è certamente vincitore. Il componimento si ferma al secondo verso, al primo distico. Catullo non poteva dire niente altro. Seconda regola del poeta: vietato ripetersi. Aggiungere qualcosa, in questo caso, sarebbe stato ribadire l'ovvio. Una forma di pleonasticismo completamente inutile. Tutto è già stato detto.

L'Arte deve essere (così diceva qualcuno..) intellegibile dal primo tra i principi come dall'ultimo dei mugnai. Il concetto qui è stato espresso. Tutti lo comprendono. Forse anche perchè moltissimi lo vivono o lo hanno vissuto. Ed è un concetto eterno, che per questo è arrivato fino a noi, sempre cristallino. Certo, non che il tema fosse nuovo! Il contrasto dei sentimenti che l'amore provoca è uno dei topoi più usati nella letteratura di tutti i tempi e di tutte le latitudini. Già il poeta greco Anacreonte aveva detto:


Ὲρέω τε δηὖτε κοὐκ ἐρέω,
καὶ μαίνομαι κοὐ μαίνομαι.



Amo e non amo,
sono pazzo e non sono pazzo.



Ma in Catullo c'è qualcosa di più. C'è la consapevolezza della difficoltà, come nel poeta greco, certo. Ma il dramma si acuisce con la triste constatazione che tale difficoltà nasce indipendentemente dalla volontà umana. Al Poeta non resta altro che prendere atto della situazione e soffrirne terribilmente. Egli giudica aspramente Lesbia ma il cuore non può per questo cessare di amarla. Gli bastano quei pochi versi per esprimere il suo stato d’animo con incisività e immediatezza, ed è per questo che Catullo non è forse il più grande dei poeti latini, ma è eternamente giovane, e parla ancora, a distanza di tanti secoli, al cuore dei giovani. Catullo è un passionale, un impulsivo che esprime quel che sente con impeto mai misurato, e che è capace di esprimersi con espressioni sia tenere e delicate, che forti e triviali.



P.S.: Scusate se l'ho presa tanto a cuore, ma questa è una delle mie poesie preferite, assieme alla famosa "Lo avrai camerata Kesselring" (Piero Calamandrei), ai madrigali di Saba, "Gabbiani" e "Passato" di Caldarelli e all' "Invettiva contro la Sicilia" di Giuseppe Elio Ligotti.

Prima di salutarvi vi regalo un altro piccolo gioiello di un poeta moderno che stimo molto, Alessandro Riccioni. Scrivo solo per dimostrarvi come sia possibile essere ancora così concisi, come il buon Catullo 2000 anni fa e passa.

Il titolo è "Ossigenata"



Il tempo disinfetta ogni ferita

ma a te auguro l'alcol di un rimpianto



(anche lui della seria "incazzati con le donne").



P.P.S.:Riccioni, forse ti ricordi appena di me, ma a te va (poeticamente) tutta la mia stima, e l'averti letto è stato davvero fantastico!

sabato 11 ottobre 2008

Aspettando un nuovo Boss

A meno di un mese dalle presidenziali americane il clima è teso, e il panorama elettorale statunitense mutevole. Tra i due rivali, il repubblicano John McCain e il democratico Barack Obama, volano (in assenza di sedie, visto il "civismo" americano) le accuse: Obama è amico dei terroristi, McCain dei comunisti nicaraguensi; Obama è un ex tossico e un bugiardo, McCain è stato implicato nello scandalo finanziario Keating 5... e altro ancora.
Quest'ultimo punticino riguardante lo scandalo degli anni '80, in particolare, sembra oggi essere diventato un ostacolo che impedisce al senatore dell'Arizona di andare avanti, se non di fermare completamente l'ascesa della sua immagine agli occhi dell'elettorato americano. Complice l'attuale crisi economica. Certo, l'ex "aviator", veterano del Vietnam, è morto e risorto più volte, in politica come in guerra; ma questa volta ci vorrebbe davvero uno sbalzo di umori difficile da immaginare.
Non che Barack Obama abbia in tasca gli strumenti per aggirare la crisi, anzi!
Assieme a un piano di ripresa economica molto meno dettagliato di quello del rivale repubblicano, il senatore dell'Illinois si porta dietro, nelle vesti di comandante in seconda, Mr. Biden, che (non sarà la discussa e neofita Sarah Palin, ma in compenso) è un campione di gaffe (chissà poi perchè il forse-primo-futuro-presidente-nero abbia preso con se questo Pinocchietto che fino a un anno fa lo accusava di voler incontrare Ahmadinejad?).
Ma naturalmente queste non sono che nullità, visto fino a che punto sono coperte dall'enorme scudo di bronzo che è lo charme.
La verità è che l'americano medio sente il bisogno del cambiamento; e il cambiamento, il cittadino medio più che "sentirlo" si limita a "vederlo".
Inutile quindi ricordare che John McCain è stato nell'ombra per tanto tempo solo in quanto oppositore in casa della politica di paparino Bush. Guarda caso il partito lo tira fuori ora, vista la diffusa impopolarità del grande capo; ma tutto questo purtroppo non basta: i più vedono in McCain solo un vecchio rugoso (soccorsi dall'indispensabile intervento dell'ereditiera Hilton).
Si può mettere vicino al senatore dell'Illinois che, oltre a simboleggiare cambiamento dalla sola pigmentazione, i giornali hanno subito ribatezzato "il moderno Kennedy"?

La gara non è di certo conclusa. Sfuggono ai sondaggi i veri pensieri di quattro stati decisivi: New Hampshire, Indiana, Wisconsin ma sopratutto Ohio. E Obama non sarebbe il primo democratico che torna a casa per via del voto dell'Ohio...

Personalmente non ho una preferenza; solo una paura: che gli americani, in un momento così delicato, scelgano con il cuore, e non con il cervello.

martedì 7 ottobre 2008

Voglia di cosce e di sigarette - Introduzione a Mauro Repetto

Prima di pubblicare il famoso post sull'ex biondino degli 883 (un uomo, a mia opinione, davvero coraggioso) voglio presentarvi, sperando non vi spaventiate troppo, uno dei suoi (ig)noti (in)successi, commentato e analizzato da un grande sulla rete... se trovo il nome del sito ve lo linko; intanto godetevi (almeno) l'analisi della canzone, che fa sbellicare dalle risate:
"Voglia Di Cosce E Di Sigarette"

Alle tre!!!! Yeeeppeeehhhhh!!!

Mauro Repetto (da qui in poi chiamato "l'artista") all'inizio di ogni parte delle canzone ci tiene a precisare (a modo suo...) il momento della giornata in cui ci troviamo

Rosse tendine menù prezzo fisso
vestite bianche con gli occhi a nocciola
entro, mi siedo mi guardano in tre
due con l'anello, una c'ha il bandana
denti più bianchi delle mie mutande

A parte che ho sempre pensato che "bandana" fosse femminile, qui come in ogni racconto che si rispetti l'artista ci fornisce una descrizione veloce dell'ambiente in cui ci troviamo. Bar newyorkese popolato da ballerine e ragazze di ogni tipo. "Denti bianchi come le mie mutande" è entrata nel mio vocabolario personale.

voglia di cosce e di sigarette
più che mangiare respiro la gente

Qui passiamo da una descrizione esterna a una interna, vengono mostrate le emozioni che l'artista prova di fronte allo scenario appena descritto. Sarebbe stato troppo banale dire "ho voglia di scopare", quindi opta per "voglia di cosce e di sigarette". Subito dopo il livello poetico si innalza, raggiungendo una certa serietà con una "respiro la gente", delicatissima immagine figurata. Vai, Mauro, che ce la fai.

'ste cameriere cerbiatte puttane

No, non ce la fai...

del loro volto inquadro le labbra
e dagli specchi il corpo dall'alto

Chiaramente l'artista ricorre agli specchi per guardare le scollature delle cameriere.

due banditi dalle occhiaie più grandi
di tutta 'sta città
con una fame di facce e di incontri
che non sta in Central Park

L'artista ci svela di essere in compagnia di una seconda persona, un compagno di disavventure, tanto che i due sono descritti come "banditi", banditi dalle grandi occhiaie. Ovviamente i continui rifiuti hanno portato i due a porre rimedio "manualmente" all'astinenza.

Alle sei!!!! Yeeepppeehhhhh!!!

Passano altre tre ore, è l'alba ormai, e l'artista non è ancora tormentato dai suoi fantasmi.

Vedo tre x e le scale in discesa
giù coreane che ballano in pista
non è il mio target ri-esco su in strada

La sconfitta dell'uomo e la conseguente presa di coscienza portano l'artista ad allontanarsi dalla scena per non essere ulteriormente tartassato dal senso di inferiorità

buio e coriandoli di calze e tacchi
donne e stivali che battono il tempo

Visto che la sconfitta interiore diventa insopportabile l'artista si lascia andare a visioni femminili che lo consolano.

Michi il mio amico senza vino s'angoscia
come giocattoli ci piacciono tutte

Per la prima volta si fa il nome dell'altro "bandito": Michi, compagno di disavventure dell'artista. Qui è sottolineato ulteriormente quale sia la ragione della loro depressione interiore, alla quale pongono rimedio con l'alcol (oltre che nel modo già sopra citato).

ciao mamma nonna italia scusate

Ogni tanto una frase con non vuol dire un cazzo ci vuole...

le nostre mani vuote di corpi
le nostre menti piene di voglie

E dai...

due banditi dai faccioni rossi
tipo Marlboro sai
con una fame di ballerine e night
mamma non lo saprai mai

I banditi hanno dato ulteriore sfogo al loro esercizio e ora oltre alle occhiaie hanno anche i visi rossi...alla fine, però, colpo di scena: una visione, l'artista conscio del suo peccato vede la figura materna che lo rimprovera, probabilmene gli dice che se continuerà così diventerà cieco. L'artista però con un atto di ribellione e di vergogna dice che nasconedrà tutto l'accaduto.

Alla notte!!!! Yeeepppeehhhhh!!!

Eravamo all'alba, non capisco come possa essere ancora notte, ma fa niente. Probabilmente l'artista vuole sottolineare che la sua è una vita esclusivamente notturna, per lui il giorno è solo la fine primo tempo fra una notte e l'altra

Su e giù in Italia son le cinque e mezzo

Nel colmo della depressione l'artista si ricorda del suo paese natale, che ha lasciato in cerca di fortuna e che ora rimpiange. Lì almeno c'era Max Pezzali a consolarlo.

io e Michi adesivi qui al banco
tappezzerie per 'sto locale

L'artista e il compare mostrano testardaggine e insieme senso di accettazione per la sconfitta, tanto che imparano a conviverci diventando parte di quell'ambiente che li vede perdenti.

al primo sorriso le pago da bere

Ormai basta che respiri...

chissà perchè proprio noi siamo soli
siamo stranieri e anche ingranati
ma anche a monopoli all'oratorio
oppure a bottiglia non eravam fighi
figurati poi a New York in 'sto bar

L'artista prende atto della sua natura di perdente e ci ride sopra con sottilissima ironia, che lascia spazio a ricordi infantili che si perdono per i corridoi di un oratorio in cui tutti limonavano e lui stava chiuso in bagno.

se esce il 2 in schedina ma va

...

due banditi senza baci nè soldi
pellegrini in questa città
con una fame di Baggio è forte
sì però dai anche lui noi soli qua

Alla fine la sconfitta interiore è così forte che lo porta a scrivere frasi che non vogliono dire una mazza. La distruzione finale, lo sgretolamento dell'essere. In principio era il verbo, ora non c'è più neanche quello.

lunedì 22 settembre 2008

CARDITO 2008 - Hyke di Alta -


Eccoci, dunque! Con uno spaventoso ritardo, dovuto a problemi tecnici e al fotografo lunatico; dopo tre mesi vi presento finalmente le mie foto del mitico hyke di altasq, del campo scout di Cardito 2008. Scusate se sono messe un po' tanto a cavolo. Quando trovo un po' di tempo gli darò una sistematina. Se intanto volete commentare, sempre liberi di farlo...

























venerdì 19 settembre 2008

Il cuore nel sesso - parte 2 - Incontri


Capitolo 6 - Incontri - by Franco Califano




Oggi i ragazzi so' timidi. Capita di trovare qualche scontroso o qualche saccente ma è sempre per timidezza. Non è che il timido non possa piacere, noi a volte ci atteggiamo a timidi ( co' 'ste facce da fiji de 'na mignotta!), è che non funziona sempre.


Ora non c'è più nessuno che fa la corte, non sanno da dove iniziare, manca la fantasia. (...)


In città, quando vedevamo delle belle donne al volante aprivamo lo sportello e gli saltavamo in macchina. Per superare il primo imbarazzo bastava un sorriso. E lei sveniva. Se l'auto era decappottabile andava mejo: scavalcavamo proprio! In quei casi potevamo soltanto farci accompagnare a una qualsiasi fermata e non vederla più.


Era già scopata.


Capisco che oggi è tutto diverso. C'è la violenza, gli stupratori, i pedofili. Se una ragazza è da sola per strada non puoi neanche fermarti a chiederle una strada. Non ti risponde, ha paura.


La ragazza va presentata. E bisogna fare in modo che questo accada, è molto importante. Comunque il colpo di fulmine spesso è 'na stronzata. I veri colpi di fulmine nasono dopo la presentazione (...) Il gioco di sguardi fugaci può darti delle vibrazioni, ma solo in mezzo alle gambe. La testa è un'altra cosa. Te lo dice Er Califfo.


Troppe volte mi è capitato di scoparmi una che nemmeno conoscevo, ma qua il discorso è diverso. Il romanticismo è un biglietto, una rosa, tenersi per mano. Oggi tutto questo pare una bestemmia. C'è un problema di comunicazione e di troppa fretta. Il cellulare, ad esempio, è il primo inventore della bugia, ma anche quello che ti tira fuori da situazioni imbarazzanti. Anche i messaggi sono una novità interessante, ti permettono di dire delle cose che non diresti mai guardandoti negli occhi. (...) In ogni caso, se a due ragazzi piace la stessa donna vince chi lavora a livello fisico, mica telematico! Me pare chiaro.


Così come chi manda messaggi arriva prima di quello che scrive poesie su carta.


Ma torniamo agli incontri.


Spesso l'incontro è un caso. Vai a una festa, a un ristorante e vedi una che ti piace. Eppoi?


Per prima cosa devi notare se la tua presenza suscita anche in lei qualche interesse (...) in faccia a lei hai la conferma di essere il suo punto di riferimento nel gioco di sguardi. Si può parlare anche stando zitti. Se sei sveglio capisci subito l'aria che tira. Mi raccomando ragazzi, in questi momenti bisogna essere dei grandi attori. Se lei si dovesse infastidire allora è meglio fermarsi e continuare a studiarla, prima di compromettere tutto.


Se invece va tutto liscio e lei parla e ride con piacere vuol dire che si sta già a buon punto. E si può passare alla seconda fase: in numero di telefono. La tua richiesta deve sembrare una cosa naturale. Se accade, bene; se lei se ne va tranquillamente senza fare niente per lasciarvelo, allora è inutile chiederlo. Io a volte ho rischiato fingendo appositamente di farlo. Ho sempre amato rischiare la buca. Ma la vera classe mica è acqua, a belli!

Per farvi capire, una volta sono stato invitato da alcuni amici a cena da un'attrice francese famosa. Donna da favola. Visto che tutti facevano a gara per fare colpo, ho messo in pratica un'altra delle regole basilari: non me la sono filata per tutta la sera. E' la mossa che può dare qualche vantaggio quando ci sono troppi cani per un osso solo. E' il solo modo per distinguersi, anche perchè la donna comincia a chiedersi una cifra di cose su di te prima di decidere di snobbarti. E ormai per lei è troppo tardi. Comunque, tornando alla cena, a serata conclusa ho salutato l'attrice e ho girato i tacchi per andarmene. Rischiavo moltissimo. Avrei potuto perderla per sempre. Mentre pensavo a tutto questo, fatto qualche metro, la donna mi ha chiamato per scambiare gli indirizzi e i numeri di telefono.

Era andata. Avevo vinto io.

In un momento come quello, avete il pieno controllo della situazione, sarà lei a cercarvi.

In altri casi, quando lei chiede il tuo numero senza darti il suo, molto probabilmente non ti chiamerà mai.

Ad essere sincero (evito la parola "franco" per non citarmi da solo) vi confesso che è successo anche a me. Ma poi ho praticato il classico colpo di coda in "zona Cesarini"! Alla donna che chiede il tuo numero ma non dà il suo bisogna rispondere tipo " ma come, una donna importante come te telefona per prima? Ti avevo sopravvalutata!". E' chiaro che questa frase può offenderla ma tanto le probabilità di una sua chiamata sarebbero state pochissime.

Ma se le cose dovessero andare meglio, e se spera, quando conviene telefonare?

In genere non più tardi di un paio di giorni dall'incontro. Magari mandando prima qualche messaggino per capire la posizione della ragazza e poi rischiando il fatidico squillo (...)

Eppoi... in culo alla balena! Il seguito alla prossima puntata.

giovedì 18 settembre 2008

Il cuore nel sesso parte 1 - Donne di altri -


Allooooora...:

Qualche giorno fa mi trovavo in libreria, e mi capita tra le mani un libro (cosa strana, vero?) che per poco non mi ammazza dalle risate (ma dalla vergogna sì, visto che tutto il negozio si è voltato a guardarmi)..

Il manoscritto incriminato si intitola "Il cuore nel sesso", una specie di manuale in mezzo tra l'arte del corteggiamento e quella dell'erotismo, scritto da uno "pratico": nientepopodimeno che Er Califfo Califano.

"Che cazzata hai comprato?" mi verrete a dire. E invece voglio dimostrarvi, con un paio di post tratti dall'opera, la qualità (non di lessico, chiaramente) delle dritte che mi hanno spinto ad aquistare il libricino....


Capitolo 3 - Donne di altri -


L'amicizia è l'unico miracolo possibile in una vita di incertezze. La mattina ti alzi senza renderti conto che può accaderti qualsiasi cosa. La nostra è una sorta di libertà provvisoria, siamo tutti in balia del destino. Solo l'amico è il nostro punto fermo. Per questo non puoi scoparti la sua donna.

E' tassativo, quasi sempre. Chi vuole sa esattamente come non risultare affascinante a una persona dell'altro sesso. Questo discorso cambia se la donna in questione sta con un uomo che non conosci. Anche se è comunque pericoloso avventurarvisi. Il mio consiglio è di controllare la situazione, ma di lasciare fare quasi tutto a lei.

Ma vediamo di capire gli aspetti pratici della questione.

Se le scrivi un biglietto puoi correre il rischio che lo faccia vedere a tutti per sputtanarti e vantarsi del suo "charme". Perciò è meglio prima assicurarsi del suo interesse nei tuoi confronti.

(....) il secondo passo, l'invito a vedersi da soli, va fatto solo dopo aver avuto la certezza che lei di lì a poco avrebbe fatto lo stesso. In questo caso le vostre confidenze rimarranno segrete.

...Dopo la terza fase, quella del sesso, di cui parleremo a lungo più avanti, si arriva a un punto delicato. Difatti la donna che tradisce non lo fa mai per sport. Anche se viene a letto con te stando con un altro è difficile che questo accada con leggerezza. All'origine di tutto ciò vi saranno delle problematiche di coppia più o meno profonde (...) per questo io dico di assecondare la donna che tradisce, di lasciare a lei ogni iniziativa.


Altri casi che necessitano di particolare attenzione sono:

1) la migliore amica della tua donna

2) sua sorella

3) la donna da consolare

4) la donna gravida

5) la suocera


La prima, capita che non accetti la nostra intrusione e il più delle volte entra in competizione con l'amica del cuore, sia per smascherare la nostra inaffidabilità, sia perchè rosica di non poter proseguire il suo rapporto a due fatto di confidenze a volte imbarazzanti. Questa sarà un'ottima occasione per mettere alla prova l'intelligenza e la maturità della nostra compagna.

Lo stesso vale per sua sorella, anche se tutto avrà un carattere maggiormente clandestino.

La donna da consolare invece, piange sulla nostra spalla perchè ci vuole veramente bene e abbandona ogni difesa. Ha bisogno di essere apprezzata e cerca in noi un segno tangibile della nostra stima. Diamoglielo 'sto segno, ma con dolcezza.

Anche la donna in attesa spesso non attende soltanto il nascituro. Se semo capiti?

Capita che il suo compagno per inutile precauzione eviti ogni contatto fisico trascurando il fatto che la pioggia di ormoni che bagna la donna incinta la renda una giovenca di rara capacità amatoria (anche perchè il rapido cambiamento estetico la induce a un'insicurezza che apre dei varchi che devono essere colmati anche con più tenerezza di quella che abbiamo riservato alle sonsolate).

Non ci resta che la suocera. Maestra di vita. Il più delle volte è divorziata o vedova, pronta a entrare in competizione con la figlia che le ricorda gli anni passati e magari qualche bella scopata con un fidanzato come noi. Insomma è una bella lotta, una situazione davvero complessa.

Che ve devo dì, auguri regà!


N.d.R: Si ricorda che il capitolo è intitolato Donne degli altri... quindi i consigli del Califfo riguardano SOLO quella categoria di donne.

martedì 9 settembre 2008

Dimmi che è vero...!

Oggi non può mancare un piccolo elogio.
Ne hanno parlato tanto i giornali, altrettanto le tv. Potrei astenermi: sono un ignorante, stando zitto non farei altro che risparmiarvi interventi inutili.
Tuttavia Lucio Battisti ha (almeno per me) qualcosa di unico, e nel decimo anniversario della sua scomparsa, ricordarlo è il minimo... Sarà che "Emozioni" è il primo cd che decisi di ascoltare di mia volontà, il mio primo passo alla scoperta della musica... Come posso scordare la prima volta che ho ascoltato "Dieci ragazze" o "Acqua azzurra" ?!
Posto questo video, con un non usuale Battisti baffuto che canta uno dei suoi pezzi migliori. Questo poi, al momento lo sento molto (in tutti i sensi).
Chiudo l'intervento inutile e vi saluto!
Restate su queste pagine, e alla prossima!

sabato 6 settembre 2008

Normandia






Scrivo poco: Le immagini praticamente parlano da sole. Impressionanti i cimiteri; non solo quelli americani, anche quelli tedeschi.

Di certo non erano i soldati diciannovenni della Wermacht i criminali di guerra. Anche loro avevano paura.


NORMANDIA

Anche la rena tua è più dura sotto
i piedi che si ostina a non coprire
il mare grigioverde di uniformi
che nel quarantaquatttro eran bagnate
più dal rosso di morto che dal sale.
Di torri e fil spinato la tua terra
è un cumulo e di fossati che certo
pale non han scavato.
Le tracce delle bombe son presenti:
son di liberazione cicatrici
che sulle tue scogliere, sul tuo volto
al sole risplendono ‘Normandia.
(Paris, 1/IX/'08)

martedì 12 agosto 2008

Dovevamo saperlo che l'amore - parte 2- Sergio Leone e la Rivoluzione


Non smetterò mai di maledire questo server.

E' una settimana che provo a postarvi questo capitolo del già citato Martinico in "Dovevamo saperlo che l'amore", ma non riesco più a condividere i video da youtube su questo blog; ragion per cui l'introduzione che vi avrei voluto far vedere su queste pagine, sono costretto a rimandarvela a questo indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=At4olPIJ31k


Ve l'ho voluto postare per diversi motivi:


1) Come liberale, mi trovo d'accordo con l'opinione espressa dall'autore nel testo.

2) Sergio Leone era un genio, e questo film (e questa scena in particolare) credo possa far muovere i neuroni a tutti voi, in quanto un interessantissimo spunto di riflessione.

3) Hanno dato "Giù la testa" una settimana fa circa alla tv.. Io l'ho visto per la prima volta... mi sembrava quindi quantomeno doveroso.


SCIÒN SCIÒN


Questo è il poster del quarto film di Sergio Leone, Giù la testa. Riuscii a trascinarmi Pasquale alla prima visione, al Barberini. Pasquale ormai da tempo si era allontanato dal circolo. Bestemmiando contro l’ingiustizia del mondo, le donne, e sempre con quell’idea ormai fissa della rivoluzione imminente. E guai a noi, luridi borghesi, se solo lo mettevamo in dubbio; a rivoluzione avvenuta, sarmmo stati tutti rieducati.
“Che palle, ‘sto Leone,” aveva sbuffato.
“Guarda che questo è un film diverso. Dicono che i titoli di testa sono preceduti da una citazione di Mao: La rivoluzione è un atto di violenza…”
“Uuhm… E ‘sto film parlerebbe di… rivoluzionari?”
“Per forza e per costrizione. Un irlandese e un messicano.”
“Uuhm… e veniamo pure a vedere ‘sto film. Ma guarda che se è una cazzata…”
“… non è una cazzata.”
“È una cazzata,” commentò alla fine. “È troppo lento, fino all’esasperazione. La riflessione politica è… è troppo disincantata…”
“… ma questo è un merito, cazzo! Centrale qui è la storia, con tutti quei risvolti picareschi. Centrale qui è il tema dell’amicizia, degli scherzi che il destino ti gioca…”
“… ma di propositivo sul piano del cambiamento sociale non c’è un cazzo! Anzi passa pure un messaggio di destra, quando quello dice… non parlarmi più di rivoluzione… E porca troia, lo sai che succede dopo? Niente! Tutto torna come prima…”
“Ma se anche Mao dice che, finita una rivoluzione, se ne dovrebbe subito cominciare un’altra.”
“E adesso che fai, leggi Mao, tu… il liberale?!”
“Da qualche tempo leggo di tutto. Proprio perché sono un liberale. Tu non sei aperto, tu non vuoi capire. Il film è grandioso, il migliore di Leone. Dice che è il Destino a muovere le fila della Storia.”
“Ma che cazzo dici? Sono gli uomini, in carne e ossa, i lavoratori… i proletari.”
“Che cazzo dici tu? ‘Sti proletari stanno scomparendo. Ma non ti sei accorto che corrono tutti all’acquisto della macchinina. Fanno tutti i rivoluzionari, ma poi spendono e spandono… Ma non senti che in giro c’è una puzza nuova? ‘Sti cazzo di anni settanta ci porteranno alla rovina. Anche certi valori vanno affievolendosi. L’amicizia… Leone lo ha capito.”
“La solita cazzata. Questi saranno gli anni della rivoluzione, caro il mio liberale. La rivoluzione è inarrestabile. Leone, che non vale un cazzo, lo rieduchiamo noi. Pure la musica di Morricone mi ha deluso stavolta… Sciòn sciòn… Ma che cazzo è ‘sto sciòn sciòn… Questa non è musica popolare.”

venerdì 18 luglio 2008

..e Paolo Borsellino

Ciao a tutti, come al solito, dietro allo schermo, è Pix che scrive.

E' venerdi sera; mancano due orse scarse alla mezzanotte, e scommetto che molti di voi hanno di meglio da fare piuttosto che stare qui al pc, e se la stanno spassando.
Altri di voi no. Siete lì al pc, vi state sbattendo, e non vi date pace.
Ma tra tutti voi, quanti si ricordino della ricorrenza di domani, non so proprio. Credo di non aver detto abbastanza, e vi voglio perciò postare questo video dell'epoca, con Giovanni Paolo II che parla ai siciliani. A me ha sempre fatto molta impressione vederlo così incazzato...
L'altra chicca che vi propongo è ancora un'altra poesia in terza rima del già citati professor Giuseppe Elio Ligotti.
Un'invettiva contro la Sicilia. Un canto d'odio che si scioglie in un endecasillabo d'amore.

Povera mia Sicilia, terra infame,
barocca del tuo pizzo di lenzuolo
sfatto di sangue su sfatto catrame

tumuolo d'autostrade sottosuolo
minato a salve mani, che più del sole
alta è la cieca luce del tritolo.

Alto l'azzurro svena nelle gole
altissimo il falcone sulla bocca
che freme e fiotta come un girasole.

E freme per la rabbia che a me tocca
subire a forza come in una bara
saldata a stagno. E mentre qui rintocca

gli uomini della croce e insieme a gara
del garofano, gli altri in processione
vanno azzurrati a ray ban. Giù in tonnara.

Stretto nel doppio petto ad un cordone
sanitario, qualcuno offre misure,
le misure speciali di un'azione

ferma, financo di superprocure.
Boia che ha in mente il vizio d'una storia
scambiata a voti: da omertà e paure.

Serva Sicilia hai fatto promemoria
del vuoto d'indolenza e di bandiera.
Brava Sicilia, hai fatto sanatoria,

e ti sei fatta, a/mare, pattumiera;
porcile porporato di pontefici
in un conclave magno di colera.

Brava Sicilia madre dei tuoi artefici
parassiti, concime di te stessa.
Tu continui a votare i tuoi carnefici.

Tu sbavata, tu turpe autorimessa
tu coagulo coca crac mass media,
tu ruga assurda; calce: baronessa.

Questo è il tuo vespro. La pietà che assedia
non ha più forze. E, allora, dove infrangere
la testa la paura? La tragedia

è amarti d'odio, e odiando amore piangere.

sabato 12 luglio 2008

...Giovanni Falcone

Ciao a tutti.
Tra una settimana, si parte per il campo esploratori finalmente.
Tra una settimana, è anche il 19 luglio.
Non me lo posso certo ricordare, perchè avevo sei mesi appena; ma sedici anni fa, lo stesso 19 luglio, l'Italia ebbe la disgrazia di perdere uno dei suoi ultimi veri eroi: il magistrato Paolo Borsellino.
La storia è saputa e risaputa, e non sarò certo io a ripetere l'ovvietà su queste pagine. E' una realtà storica che sentiamo ancora, che ricordiamo, che ci colpisce.
Borsellino diceva continuamente di "parlare" della mafia; come se il solo parlarne potesse infondere un coraggio tale da impaurire Cosa Nostra, e farne cessare l'esistenza stessa.

Prima del loro operato, lo Stato non aveva mai preso in seria considerazione la lotta alle attività mafiose, tanto che negli anni '70 la maggior parte dei magistrati stessi erano convinti che Cosa Nostra fosse ormai debole e innocua. La loro lotta e il loro coraggio ci mostrano che però non è un nemico invincibile, perchè le mani gli sono state morse, perchè è stata messa in ginocchio.

Da buon poeta, voglio ricordarli, nell'anniversario della morte dell'ultimo "combattente sopravvissuto", con delle terze rime tratte da un'opera di Giuseppe Elio Ligotti, dal nome di "Una mezza Commedia"; il folle tentativo di rappresentare, con un romanzo in versi che segue lo schema di Dante, l'inferno del Presente, confortato però dalle voci del Passato di personaggi quali Leopardi, Galileo, Papa Giovanni XXIII, Carlo Roselli, Giovanni Falcone, e altri..
Vi propongo uno straccio del canto nel quale il protagonista incontra (in sogno, forse?) proprio il giudice Falcone:

(...)
"Ero raisi al servizio della Legge
ma più d'uno mi tolse la paranza
e al pascolo del mare tolse il gregge.

La conclusione è sempre la mattanza.
Muore chi entra in un gioco superiore,
muore chi è solo: per pura mancanza

d'appoggi, d'alleanze. O per errore"
espirò lentamente una voluta.
"Io ne commisi uno. Io, servitore

d'uno Stato che serve la cicuta
accettai le lusinghe d'un podere
in città, di facciata, e decaduta.

Io commisi l'errore di volere
scoperchiare il Coperchio e le fornaci
passando nella stanza del Potere

fra collusi, corrotti ed in-Capaci.
Lasciai l'isola. e questo 

mi fu male."
Sostò un attimo a spegnere le braci.

(....)

Prese a cercare poi una sigaretta
che non trovava. Chiese nicotina

che non avevo. Disse, senza fretta:
"Bisogna sempre averne una riserva.
la tua scorta è una guida, una staffetta.

Prendila. E' il tuo sostegno e ti conserva."
Lo interruppi: "Qualcuno è la al casello
dell'orizzonte. Un uomo che ci osserva."

Si morse un labbro. Disse: "Altro tassello
del fuoco. Altro mosaico di pietà.
Viene dalla mattanza. E' un mio gemello

di sangue morte e luminosità.
Perchè la terra ancora non è insorta?
Perchè moriamo in una libertà

da sempre vigilata o, forse, morta?
Mi porta sigarette da consumo.
Diamo fuoco alle ceneri, alla scorta


del mondo. Che, in sostanza, è niente, è fumo."

domenica 29 giugno 2008

Dovevamo saperlo che l'amore - Discorso della Luna


Con questo video cominciamo una serie di post volta a trattare di un interessantissimo romanzo che mi è capitato di avere tra le mani ultimamente. Non credo che nessuno dei miei lettori conosca "Dovevamo saperlo che l'amore", e proprio per questo voglio condividere con voi le emozioni migliori che ho provato leggendo questo "manoscritto", questo particolarissimo ma suggestivo e simpatico ritratto dell'italia dal il primo '900, fino agli anni '70.
Oggi sono stanco, non mi va di approfondire. Beccatevi questo capitolo, che parla dell'apertura del Concilio Vaticano II.
Buona lettura:

DISCORSO ALLA LUNA


“Cari figlioli, sento le vostre voci, la mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero…”
I fatti del mondo a me non interessavano, tranne che non si parlasse di calcio o di ciclismo. Ma quella volta fui attratto come da una calamita.
“Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera… osservatela in alto… a guardare questo spettacolo. Chiudiamo una grande giornata di pace…”
Il discorso alla luna di papa Giovanni: con questo dichiarava aperto il Concilio Vaticano secondo. Quel papa, rotondetto e buono, parlava in modo strano, insolito. Da quella finestrella lassù che sembrava illuminata come dalla luce naturale di una greppia. In casa corsero tutti davanti alla televisione.
“La mia persona non conta niente, è un fratello che parla a voi diventato Padre per la volontà di nostro Signore…”
Zio Paolo strabuzzò gli occhi: “Ma come parla?”
“Continuiamo a volerci bene così… cogliere quello che ci unisce…”
Mio padre a questo punto sbottò a piangere, in maniera irrefrenabile. Nonna, dietro a lui.
“Fratres sumus…”
Io strillai: “Significa ‘siamo fratelli’”
Fui zittito.
“La luce che splende sopra di noi, che è nei nostri cuori, che è nelle nostre coscienze, è la luce di Cristo…”
Mamma non si trattenne più: scoppiò a piangere pure lei.
Resistevamo io, zio Paolo, Nina e Gabriele, sposi di fresco. Nina era incinta.
Gabriele disse: “Gajardo ‘sto papa.”
“Tornando a casa, troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite ‘questa è la carezza del papa’…”
Nonna, fra le lacrime, rivolta a Gabriele: “’Stu papa è un santu… Proteggerà to’ figghia che sta per nascere.”
Gabriele e Nina erano lì lì per mollare.
“… troverete qualche lacrima da asciugare… dite una parola buona, il papa è con noi… specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza…”
Commosso, mi voltai. Incredibile. Zio Paolo, lì nel suo angoletto, aveva gli occhi lucidi.
“… e poi tutti insieme cominciamo cantando sospirando piangendo…”
A quel punto in camera entrò Rosa, prese all’istante il contagio, prese a piangere a fontanella.
Io dietro a lei, Nina e Gabriele dietro a me.
Papà era a terra con le convulsioni; mamma, singhiozzando, tentava di tirarlo su.

- Nelson Martinico-

domenica 8 giugno 2008

Radiofreccia - Buchi


Un breve spunto di riflessione tratto da Radiofreccia, il capolavoro di Ligabue come regista.
Da quando siamo nati, anzi, da prima che nascessimo, la nostra vita è piena di buchi. Spiego subito questa frase con l'epigramma di un giovane poeta di mia conoscenza, Alessandro Riccioni:
E scusami se rido anche del sesso
ma trovo alquanto ironico tappare
il vuoto della vita con un buco

I buchi ci condizionano, di qualsiasi tipo essi siano. Mi scuso per la volgarità, ma voglio credere che quei miei pochissimi lettori siano elastici, e che possano quindi capire cosa intendo.
C'è per forza un qualcosa che manca, un anello, se non mancante, rotto in tutti noi; altrimenti il problema non si porrebbe nemmeno, e non ci sarebbero tanti coglioni come me in giro per la rete (ma non solo) a farcisi sopra le proprie seghe mentali.
Sopratutto non ci sarebbero molti degli episodi tristi che l'informazione ci propina tutti i giorni, nè così tanti giovani dipendenti dalle sostanze stupefacenti.
Perchè il vero buco non è quello che ha lasciato l'ago (ma dire eroina, almeno per me, è la stessa cosa di dire coca, spinello, sigaretta, ecc.. perchè la causa prima resta sempre una) quanto quello che, come nel video che avrete appena visto, ci fa dire invece "perchè no?".
Ma come, e sopratutto cosa tappa questo spirito dell'esistenza?
A modo mio, credo che la sua sempre più diffusa presenza/assenza sia dovuta anche al progredire delle moderne tecnologie. Non è un'affermazione che spiegherò facilmente: è la continua circoscrizione del mondo su se stessa, e l'avvento sempre più forte di un nuovo tipo di individuo solo, causato anche dalla sempre più forte "società delle cuffiette".
E', insomma, la semplice assenza di legami veri, di amore?
Non ho la fede per affermare coscienziosamente una cosa simile. Quel qualcosa ognuno tenta di tapparlo come preferisce, con hobby e sfoghi vari; ma chiuderlo completamente è impossibile. Il fumo e le droghe, a modo loro, funzionano: l'effetto dovuto al trasecolamento è talmente forte che, anche solo per un attimo, si ha l'impressione di non vedere più quel buco, come se in mezzo a lui e ai nostri occhi ci fosse una nera nebbia londinese. Funziona. Ma non è che una mera impressione, nulla più. Un'effimeratezza, che però impedendo di pensare, fa quantomeno sentire più allegri. Il non poter pensare corrisponde al non poter vedere, ma non saranno certo queste cazzate a riempire una mancanza così grande....

E su queste divagazioni del cazzo si chiude, non sapendo come concludere, questo post. 

martedì 3 giugno 2008

Tradimento e perdono, una delle canzoni del nuovo album di Venditti, racconta del sorriso particolare che ha caratterizzato e accomunato tre grandi personaggi (Agostino Di Bartolomei, Luigi Tenco e Marco Pantani), “campioni” nelle loro discipline ma segnati e condannati dall’infelicità. Nei loro visi ricorreva spesso un “sorriso sgomento”. In una società come la nostra, che non ammette errori e che “piange il campione quando non serve più”, un segnale così chiaro di paura e di malessere passa indifferente, come se la fragilità umana non fosse concessa. E Antonello allora riflette sul fatto che “ci vorrebbe attenzione verso l’errore” e invoca quindi quella sensibilità e quella solidarietà umana necessarie per non far cadere l'uomo nel baratro: “se ci fosse più amore per il campione oggi saresti qui”. Infatti per il campione lo sbaglio si paga anche più caro rispetto a una persona "normale": la sua figura è importante solo quando vince, e si porta quindi addosso il peso delle aspettative di chi lo vuole forte ma poi gli volta le spalle appena cade nell'ombra. Il campione può allora diventare facilmente vittima di un amore subdolo e crudele...
La canzone è l'anello di chiusura, la chiave di volta della redenzione che dichiara concluso il viaggio intrapreso. Un viaggio nel tradimento, nel rimorso, nel dolore e nell'introspezione; partito dalla consapevolezza dell'errore e dal ritorno dalla pelle al cuore.


(preso in parte dal blog di "Marta" www.vendittando.splinder,com)

lunedì 26 maggio 2008

Ligabue - UN AMORE PRONTO A SUDARE

Per caso, navigando nella rete, mi sono imbattuto in questo video, pensando che fosse una canzone.
Per una volta forse, riesco a pubblicare su questo blog qualcosa inerente alla poesia, come avevo promesso inizialmente.
Beh, devo ammettere che Ligabue, oltre che come cantautore e regista, si conferma anche come poeta. A dire il vero mi è capitato in passato di sfogliare le sue "Lettere d'amore nel frigo", ma non mi erano sembrate niente di che. Assente qualsiasi forma di metrica, ma ottime le immagini figurate ( potrei azzardare impressioniste) e talvolta quasi ermetiche. Buona la dizione, buona l'idea. Buona sopratutto quella di accompagnare la lettura dei testi poetici con un sottofondo musicale.. Un po' che viviamo in un periodo decisamente antipoetico, un po' che dopo tre quattro poesie di fila uno si è rotto le palle, la musica distrae appena quanto basta per non mandare il cervello altrove e stimola l'ascolto.
Belle idea. Bravo Liga!

(PS.: avevo detto che avremmo parlato ancora di Radiofreccia, no? buon ascolto)