sabato 12 maggio 2012

Lettera a Luis Enrique

< Scritta poche ore dopo l'intervista rilasciata dal d.g. della Roma Franco Baldini in merito alle dimissioni di Luis Enrique >


Caro mister Luis Enrique Martinez Garcia,


Dopo aver ricevuto questa mattina la conferma delle sue dimissioni, ascoltando l’intervista rilasciata dal d.g. Franco Baldini, non volevamo credere alle nostre orecchie.
Gli occhi hanno cominciato a grondare lacrime, o poco ci mancava. Una reazione incontrollata, forse eccessiva, alla quale è poi seguita una domanda che ci ha martellato e ci martella tuttora la testa: perché? Perché una storia d’amore che si era preannunciata così rosea è potuta durare solo dieci mesi, perché solo lo spazio di un mattino? Cosa è tutto d’un tratto venuto a mancare?


È vero che questa stagione non ci ha regalato niente di entusiasmante: ma eravamo preparati a questo… (?) ne eravamo preparati, perché sapevamo che sarebbe stato solo un preludio a qualcosa di bello, di arrogante, di convincente. D’altronde abbiamo avuto modo di vedere e comprendere quale sia la sua idea di calcio: abbiamo avuto la fortuna di assistere a prestazioni emozionanti e palpabili (anche nel risultato) come, per esempio, nella gara contro il Bologna, contro l’Inter, contro l’Udinese e (perché no?) nella prima metà del derby d’andata. Lei, in effetti, non ha mai perso l’occasione di tramandarcela, questa sua Idea, sebbene il campo sia stato più volte, nel corso di questo campionato, un compagno non amico.


Non osiamo avventurarci nella giungla dei dettagli tecnici calcistici da lei curati perché, è chiaro, sarebbe ridicolo per due semplici tifosi discutere di schemi e innovazioni con un allenatore competente quale lei è. Ma è pur vero, e questo non deve dimenticarlo nessuno, che lei ha avuto dei grandissimi meriti nel guidare questa Squadra. Quanti altri allenatori in Serie A hanno gestito organici giovani come quello che lei ha avuto? Quanti hanno avuto il coraggio di puntare seriamente su un pugno di semi esordienti la cui età media arriva a stento ai ventidue anni? Quanti allenatori hanno avuto la sfortuna di giocare un intero campionato praticamente sempre privi della propria difesa titolare? Quanti allenatori avrebbero usato anche solo questo dato oggettivo come una scusante per giustificare prestazioni mediocri? Quanti allenatori, date queste premesse, avrebbero continuato nella propria idea di gioco sempre spronata in avanti, all’insegna della parola d’ordine del “calcio totale”? Quanti avrebbero gettato la spugna in corso d’opera? Lei è un uomo coraggioso, mister: probabilmente l’allenatore più coraggioso che la Roma abbia mai avuto. E questo non deve dimenticarlo nessuno: lei per primo.



Speriamo non si sia fatto eccessivamente influenzare da quella parte della piazza che, seppur in grado di far sentire la propria voce grazie a una cassa di risonanza non indifferente, ha condotto da subito o quasi una mediaticamente terroristica campagna di aggressione nei suoi confronti. Creda, le persone che in questo momento si sentono deluse e dispiaciute per la sua scelta sono infinitamente superiori in numero rispetto ai suoi detrattori. Sono certamente superiori in numero rispetto a quegli pseudo tifosi che adesso certamente stanno festeggiando la sua resa.
Certo, lei è un essere umano e la sua decisione è più che legittima: non arriviamo al punto di definirci amanti traditi; ma ci sentiamo sicuramente già privi di quanto è riuscito a trasmetterci in tutti questi mesi di lavoro. Ci sentiamo già privi del suo stile, del suo modo di comunicare, della sua schiettezza e della sua sincerità. Della sua lealtà.


Ciao mister; hasta luego y suerte!

due Romanisti