E' un'immagine stranissima: qualcosa sembra voler saltare in mente, per ritirarsi subito dopo, con la stessa velocità con cui è venuta.
Avremo visto tutti, almeno una volta nella vita, un po' di zucchero filato; ma "nero".. beh, diciamo che è più difficile... Ma non è certo una figura alimentare quella che vuole essere proposta, quanto una metafora per rappresentare dei bellissimi ricci scuri.
La citazione è presa dalla seconda canzone della tracklist dell'omonimo album sopra citato, unica opera solista di Mauro Repetto, il dimenticato biondino che ballava negli 883 che furono:
"Rimbalzo dei tuoi ricci sopra i seni che se scendi, sai, li sento su di me.. Rimbalzo dei tuoi capelli neri che si muovono a ondate a ritmo tuo.. Rimbalzo del mio cuore sui tuoi ricci, che sono zucchero filato nero"... Ottimo il gioco di ripetizioni, e dovrete convenire che, come immagine poetica, è geniale (faccio notare alle ragazze che questo cantante è anche l'autore di "Come mai", che conoscete sicuramente..)
Certo, se tutto l'album fosse stato così, probabilmente sarebbe diventato un disco che avrebbe fatto il suo (breve) tempo come tanti altri, e poi magari dimenticato... Ma avrete capito che evidentemente non è andata così. Ciò dipende dal fatto che le restanti 11 tracce dell'album non seguono la linea di ZFN: sono tutti inni sbagliati, ubriachi, e sbilenchi; allo sfigato, e quindi alla vita, dove le immagini si susseguono e sfuggono l'una all'altra, a volte senza nemmeno sincro.
Comincio a sparare qualche titolo: "Voglia di cosce e di sigarette". Fa già paura. Ma non crediate che, per la sola etichetta, "My love" sia migliore. Per non parlare poi di "Ma mi caghi?", nella quale un bellissimo sax si sovrappone a un ritmo improvvisamente dance/ hip-hop, continuando con Repetto che sta quasi rappando (ma così velocemente che non si capisce un'acca) per poi completarsi nel disperato urlo di dolore "Ma mi caghi??!" e la conseguente risposta "non mi caghi mai".
Lo sgretolamento totale dell'essere, l'assoluta mancanza di un punto di riferimento che non sia (pur mancando anch'esso) la fica, l'ingrediente preferito di Mauro anche come 883, ricordate? La fica-ma-stronza, la fica-che-non-te-la-da, la fica-che-quasi-te-la-da, la fica-che-rompe, la fica-che-alla-fine-però-è-scialla, la fica-che-te-la-da (?!) ...
Vi sarà chiaro che Repetto non è un filosofo (come Ligabue), o un tuttologo (come Battiato), ma nemmeno un disperato (come Masini, anche se ci va vicino), e non per questo un drogato (come Vasco): è uno SFIGATO (nel senso più letterale della parola) e vuole urlarlo al mondo. Ed è questo che, a mia opinione, rialza completamente lui e il suo album. A me personalmente, pur ammirando Mauro come persona, il disco fa davvero ridere. Chi d'altronde non è dentro di se un po' sfigato? La vita effettivamente prende a schiaffi in faccia un po' tutti, chi come il Repetto di "Ma mi caghi?", palesemente ignorato dalla fica di turno; chi in maniera un po' migliore, come quello più semplice di "My love". Sono le situazioni che tutti vivono tutti i giorni (oddio, quasi..) ma che non vorremmo sentirci raccontare (l'ansia prima di farlo, la depressione nei locali sfogata nelle scollature delle cameriere, le birre e le sigarette, i porno, la tv, le avventure con i soliti amici di comitiva smanettoni, che possono anche andare male, la bellezza di sentirsi dire dalla propria ragazza: "baciami qui"ecc.)
Veri inni alla vita, perchè se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo ed è onnipresente. Naturalmente, inni troncati sul nascere, oramai reperibili solo su emule.
Lo consiglio vivamente a tutti voi, sia perchè rivalutiate l'autore di "Come mai", sia per tirarvi un po' su di morale... Se andate in cerca di quest'ultima, non vi consiglio però di ascoltare Brandi's smile, triste autobiografia dell'autore... Ma ve ne parlerò in futuro più dettagliatamente!!