venerdì 14 novembre 2008

Vergogna Prof! ... E' forse la poesia più bella che sia mai stata scritta...

La conferma di quanto dicevo nell'altro post. Forse sono un po' toccato, ve lo concedo, ma non si può trattare così il carme LXXXV di Catullo. A 'sto punto, se lo devi fà così, nun lo fà pe' gnente!

Per cominciare vi scrivo il distico con relativa traduzione.



ODI ET AMO. QUARE ID FACIAM, FORTASSE REQUIRIS.

NESCIO, SED FIERI SENTIO ET EXCRUCIOR.



Ti odio e ti amo. Forse chiederai come sia possibile;

non lo so, ma sento che accade, e me ne tormento.







La spiegazione del prof: Con l'antitesi del concetto di "odio" e "amore", Catullo sintetizza il suo attuale sentimento per Lesbia. La compresenza di elementi contrastanti e l'impossibilità di capirne il perchè, fanno nascere il tormento (EXCRUCIOR).



Embè?????? Scusa, ma non hai proprio niente da aggiungere? Dico, va bene; hai sintetizzato al massimo, avrai pure detto tutto; ma puoi perdere vent'anni sul passerino di Lesbia e due minuti due sul carme più famoso di tutto il Libellum??? Mettiamogliela in culo una volta per tutte a questo benedetto passero (e pure a 'sta troiona di Lesbia), e fissiamoci un momento sul Catullo-poverosfigato-Uomo.



Dunque: già solamente per la sua brevità (un solo distico elegiaco) il componimento, di fronte a un gusto moderno che condivido pienamente, è di per se grandioso. Dirò una cosa che ad alcuni sembrerà bestemmia, ma è stato il primo insegnamento ricevuto dal mio maestro, il prof. Ligotti, e di cui ho fatto tesoro: Poesia è "sezionare", tagliare, labor limae. Saper scrivere un componimento così, che appassiona per forza, proprio a causa dell'energia e del dolore lacerante che distrugge l'uomo da dentro, non è facile. Scriverlo in così brevi parole è tutt'altro che una passeggiata, ve lo posso assicurare! Ma questo è un discorso che vale sempre per la poesia.

Saper giostrare con poche parole, e assieme arrivare a un cuore, o a esprimere un concetto nella sua totalità, è davvero opera da maestro. E qui Catullo è certamente vincitore. Il componimento si ferma al secondo verso, al primo distico. Catullo non poteva dire niente altro. Seconda regola del poeta: vietato ripetersi. Aggiungere qualcosa, in questo caso, sarebbe stato ribadire l'ovvio. Una forma di pleonasticismo completamente inutile. Tutto è già stato detto.

L'Arte deve essere (così diceva qualcuno..) intellegibile dal primo tra i principi come dall'ultimo dei mugnai. Il concetto qui è stato espresso. Tutti lo comprendono. Forse anche perchè moltissimi lo vivono o lo hanno vissuto. Ed è un concetto eterno, che per questo è arrivato fino a noi, sempre cristallino. Certo, non che il tema fosse nuovo! Il contrasto dei sentimenti che l'amore provoca è uno dei topoi più usati nella letteratura di tutti i tempi e di tutte le latitudini. Già il poeta greco Anacreonte aveva detto:


Ὲρέω τε δηὖτε κοὐκ ἐρέω,
καὶ μαίνομαι κοὐ μαίνομαι.



Amo e non amo,
sono pazzo e non sono pazzo.



Ma in Catullo c'è qualcosa di più. C'è la consapevolezza della difficoltà, come nel poeta greco, certo. Ma il dramma si acuisce con la triste constatazione che tale difficoltà nasce indipendentemente dalla volontà umana. Al Poeta non resta altro che prendere atto della situazione e soffrirne terribilmente. Egli giudica aspramente Lesbia ma il cuore non può per questo cessare di amarla. Gli bastano quei pochi versi per esprimere il suo stato d’animo con incisività e immediatezza, ed è per questo che Catullo non è forse il più grande dei poeti latini, ma è eternamente giovane, e parla ancora, a distanza di tanti secoli, al cuore dei giovani. Catullo è un passionale, un impulsivo che esprime quel che sente con impeto mai misurato, e che è capace di esprimersi con espressioni sia tenere e delicate, che forti e triviali.



P.S.: Scusate se l'ho presa tanto a cuore, ma questa è una delle mie poesie preferite, assieme alla famosa "Lo avrai camerata Kesselring" (Piero Calamandrei), ai madrigali di Saba, "Gabbiani" e "Passato" di Caldarelli e all' "Invettiva contro la Sicilia" di Giuseppe Elio Ligotti.

Prima di salutarvi vi regalo un altro piccolo gioiello di un poeta moderno che stimo molto, Alessandro Riccioni. Scrivo solo per dimostrarvi come sia possibile essere ancora così concisi, come il buon Catullo 2000 anni fa e passa.

Il titolo è "Ossigenata"



Il tempo disinfetta ogni ferita

ma a te auguro l'alcol di un rimpianto



(anche lui della seria "incazzati con le donne").



P.P.S.:Riccioni, forse ti ricordi appena di me, ma a te va (poeticamente) tutta la mia stima, e l'averti letto è stato davvero fantastico!

1 commento:

Anonimo ha detto...

cavolo pix,eppure dovresti saperlo che la scuola non insegna.

come disse mark twain,per fortuna la scuola non ha interferito troppo con la mia educazione,figuriamoci con la mia cultura poetica!

rinnovo la devozione a riccioni,il più geniale epigrammatista che conosco. ( ma si dice epigrammatista o epigrammatico? )