sabato 27 aprile 2013

Monografie dallo schermo #4 - Tom Booker



Ho studiato ingegneria e vissuto a Chicago, da giovane. E mi ci sono pure sposato, a Chicago, con una musicista di lì che suonava Bach in modo tale da farmi credere che non si potesse ascoltare nulla di così meraviglioso... Ma il mio matrimonio ha fatto in fretta a naufragare; così sono tornato all'ovile, nel senso più letterale del termine, mettendo definitivamente le radici presso la fattoria della mia famiglia, nel Montana. Banalmente possiamo dire che è stata la vita a mostrarmi, con le cattive, quale fosse davvero il mio luogo e se mi incontraste, per caso, su una piccola dimenticata strada di provincia mi prendereste per il classico rude cowboy che sono: ma questa, in fondo, è una maschera, seppure molto ben portata.

Hanno pure scritto degli articoli su di me, per alcune riviste specializzate. Dicono che io sia un "horse whisperer", uno che sussurra ai cavalli cancellandogli i traumi e le cicatrici dell'anima. Niente di più falso. Sono semplicemente uno cui la vita ha insegnato che non si può avere tutto e che, comunque, niente si può avere subito. Invece, è lecito affermare che abbia una gran pazienza, questo sì, e che tratti i cavalli come fossero persone. Per questo, quando Annie mi ha fatto conoscere Grace e Pilgrim, mi sono detto che, sì, un cavallo dal muso tumefatto e una ragazzina quattordicenne rimasta senza una gamba avevano i loro sacrosanti motivi di essere spaventati e arrabbiati con il mondo e che, perciò, anche loro meritavano una chance. 
Annie però è una donna sposata e suo marito è un uomo buono: le ho concesso solo l'emozione di un tramonto e del vento tra i capelli durante la nostra unica cavalcata insieme.

Tom Booker; L'uomo che sussurrava ai cavalli (1998)

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