giovedì 27 giugno 2013

Monografie dallo schermo #8 - John Coffey


Il mio nome è Coffey: si pronuncia come la bevanda, ma è scritto in modo diverso. Se voleste credere agli occhi e alla loro tradizionale distrazione, guardandomi di sfuggita potreste pensare che sono l'archetipo perfetto del criminale e trovereste giusto che debba scontare i miei ultimi giorni qui, al miglio verde, il braccio della morte di una prigione provinciale come tante negli Stati Uniti.
Ma la verità spesso è buffa e nel mio cuore alberga solo la gentilezza: se non vi fermerete al primo sguardo scoprirete che sono il tipo d'uomo che si mette a piangere per l'assurda morte di un topolino. E, se credete a questo genere di cose, scoverete dietro ai simboli di un latente e malcelato paganesimo il dono che fu di Gesù di guarire le malattie più atroci e pure di risuscitare i morti.


John Coffey; Il miglio verde (1999)

lunedì 24 giugno 2013

Addio alle armi


Spesso un uomo desidera esser solo e anche una ragazza desidera esser sola e se si amano sono gelosi di questo l'uno per l'altro, ma io posso dire sinceramente che per noi non è mai stato così. Potevamo sentirci soli mentre eravamo insieme, soli contro gli altri. Mi è capitato così soltanto una volta. Sono stato solo mentre ero con molte ragazze e questo è il modo in cui si può essere più soli. 
< ... > Se la gente porta tanto coraggio in questo mondo, il mondo deve ucciderla per spezzarla, così naturalmente la uccide. Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide. Uccide imparzialmente i molto buoni e i molto gentili e i molto coraggiosi. 
Se non siete fra questi potete esser certi che ucciderà anche voi, ma non avrà una particolare premura.


Ernest Hemingway
A farewell to arms
(Addio alle armi)

venerdì 14 giugno 2013

Monografie dallo schermo #7 - Han Solo


Sono il Comandante del Millennium Falcon, una bagnarola perennemente guasta che spaccio per la nave più veloce della galassia, in grado di seminare persino gli incrociatori imperiali... perché è questo che racconto. La verità è che sulla mia testa pende una taglia così grossa che tutti i cacciatori dello spazio, Bova Fett in testa, sono sulle mie tracce: alla fine Jabba the Hutt si è stancato di avere alle sue dipendenze un contrabbandiere mediocre come me, pronto a scaricare nel nulla cosmico le più preziose merci al primo segnale di pericolo.
Ma un giorno, a Mos Esley, mentre me ne stavo seduto a un bar insieme a Chewbecca, il mio migliore amico wookie, mi si è presentata un'occasione facile facile, che pareva venire apposta per cancellare tutti i miei debiti. Un  "carico" di appena quattro esseri: un ragazzo, due droidi e un vecchio. Non potevo immaginare quanto sarebbe cambiata la mia vita, da quel momento.
In seno alla ribellione è venuta fuori la mia naturale stoffa del capo e, nonostante l'aria da canaglia e l'inossidabile boria che mi accompagna, a furia di tirarla fuori dai guai sono riuscito pure a far innamorare di me una principessa. Però, solo quando il cane dell'imperatore mi ha fatto congelare nell'azoto, lei si è dichiarata, finalmente! Io, con la mia imperturbabile faccia da schiaffi, le ho risposto che già lo sapevo.



Han Solo, Star Wars (1977 - 1983)

mercoledì 5 giugno 2013

poesie sparse... 32



mi piace la mattina se ti aspetto
se resto assorto nella condizione
del dubbio - dove inizi l'orizzonte
mi piace udire il brontolio sommesso
di macchine e motori andare pigri
e alzare gli occhi e mettermi a contare
le nuvole gli uccelli le ombre i pruni
provare se tra l'afa scorgo i monti
mi piace il sole sopra il marciapiede
sbirciare i bus di là tenendo il conto
pensare che magari stai tornando
o che, al contrario, ancora stai dormendo
la brezza picchiettare appena il collo
le foglie smosse e la cenere inerme
mi piace che la testa all'improvviso
scarti di lato faccia capolino
quando ha il sentore di quei tuoi passetti
tutti in avanti un po' disordinati
di te il prurito lungo le mie mani
di quel respiro teso ma smorzato
di un cuore che d'un colpo si riavvia
pronto al sordo fruscio dei tuoi capelli
In tutto questo pianto le radici
tra cose che non posso dire mie
che sono unitamente casa esilio
stupore lontananza Itaca e mare





Poesie sparse... 32 è riportata così come è uscita dalla penna 
sul taccuino rotondo con il disegno di Goya.
Non c'è punteggiatura, perché nella versione originale non c'era: 
i pensieri veramente originali, o quantomeno sinceri al 200%, a quanto ne so, non hanno punteggiatura; 
non soggiacciono alle volontà razionali della grammatica, né della logica.